LE PERSECUZIONI non riguardano solo le donne, come comunemente siamo portati a pensare. Ce ne sono altre, più discrete ma ugualmente considerabili come reati, che possono coinvolgere, tra le vittime, anche uomini, professionisti, parenti, vicini. Quello che da qualche anno dunque viene appellato come stalking un problema sempre più dilagante come lo dimostrano le 22 persone, di cui il 30% uomini, che negli ultimi 5 mesi in provincia secondo i dati forniti da fonti ufficiali, si sono rivolte a «Po.st.it», lo sportello antistalking attiva da tempo in provincia di Pistoia.
Per questo motivo l’associazione «365giornialfemminile» con il centro antiviolenza «Liberetutte», «Po.st.it», i Comuni di Monsummano e di Pistoia, con questura e Provincia hanno organizzato il corso «Donne in sicurezza», un percorso di formazione sul fenomeno dello stalking e della violenza in genere da un punto di vista normativo, psicologico, di prevenzione e autodifesa personale.
Il corso, già avviato a Pistoia, partirà il primo aprile anche a Monsummano ed è gratuito benchè a numero chiuso.
Soddisfatto il sindaco Rinaldo Vanni per l’iniziativa che sarà accolta in città e anche Giovanna Sottosanti del centro antiviolenza che dal 2004 cura e protegge donne e bambini dalle persecuzioni domestiche e non.
«Grazie al centro e alla grande sensibilità del comune di Monsummano e della Questura – ha detto l’assessore provinciale alle pari opportunità Chiara Innocenti – finalmente si comincia a lavorare come un territorio unico provinciale sulle differenza tra violenze di genere e stalking».
Anche il vicequestore aggiunto Maurizio Stefanizzi ha espresso la soddisfazione per l’iniziativa che, in qualche modo, aiuta anche la polizia a poter trattare diversamente il reato, nel senso di un intervento immediato o preventivo e non solo repressivo.
«Questa è una grande opportunità – ha detto – per imparare a riconoscere il rischio prima di dover intervenire. Anche perché i casi sono moltissimi e i più diversi. Basti pensare al caso di due avvocati che si erano macchiati di questo reato prima di rendersi conto di quello che stavano facendo o ai molti cacciatori che non sono a conoscenza del fatto che le minacce, le molestie o le persecuzioni comportano innanzitutto la revoca del porto d’armi».
[Arianna Fisicaro]
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