La conversione del decreto legge 133/2013 ha suscitato grandi attenzioni, a dire il vero più per le polemiche che vi hanno fatto contorno piuttosto che per i contenuti del decreto stesso.
Ma al di là della gazzarra messa in campo dal M5S e della decisione del Presidente Boldrini di procedere al voto senza l'esame degli emendamenti presentati (cosa che avrebbe scatenato tale gazzarra), è proprio sul contenuto del decreto che vorrei un attimo soffermarmi, premettendo che secondo me quello approvato alla Camera è stato un provvedimento sbagliato.
La ricapitalizzazione delle quote della Banca d'Italia, da sempre quasi totalmente nelle mani degli istituti di credito che avevano partecipato illo tempore alla sua fondazione, ed il loro trasferimento farà sì che le banche potranno ricapitalizzarsi senza aver mosso nemmeno un dito, ricevendo anche cospicui trasferimenti monetari grazie ai maggiori (e non dovuti) dividendi.
Il Governo, nel frattempo, otterrà un maggior gettito fiscale derivante dalla maggiore tassazione delle plusvalenze di cui sopra, e con quel gettito andrà a coprire quel che manca del mancato introito derivante dall'abolizione dell'IMU sull'abitazione principale.
Pensatela come volete, ma il "peccato originale" sta ancora tutto lì, ossia nella sciagura dell'abolizione dell'IMU sulla prima casa nel 2013, misura per la quale non c'era la copertura finanziaria. E questo lo si sapeva fin dall'inizio.