mercoledì 4 novembre 2009

Questa ronda non s'ha da fare.


ROMA -
Ronde, chi le ha viste? A circa tre mesi dal decreto Maroni che ha messo in regola "i volontari per la sicurezza", le richieste di iscrizione alle prefetture locali sono vicine allo zero. Per la precisione sono sei: tre nella provincia di Roma, una a Milano, un'altra a Treviso, l'ultima a Bolzano. Nel resto d'Italia, i rondisti restano invisibili. "Non ci risultano in effetti molte richieste dal territorio", conferma Giuseppe Forlani, presidente del sindacato dei prefetti, mentre i sindacati di polizia già festeggiano "il flop annunciato".

Il decreto Maroni, firmato l'8 agosto scorso, mira a regolamentare il fenomeno delle ronde fai da te, prevedendo appositi albi presso le prefetture e rigidi requisiti per gli aspiranti volontari. Come è andata? Se prima del decreto attuativo, una rapida fotografia del territorio nazionale censiva circa 70 ronde attive (17 solo in Lombardia, 10 in Veneto), a quasi tre mesi dall'entrata in vigore delle nuove regole sono soltanto sei le associazioni di "osservatori volontari per la sicurezza" che hanno chiesto il riconoscimento ufficiale a sindaco e prefetto.

In testa c'è Roma: secondo i dati della Commissione sicurezza urbana del comune capitolino sono infatti ben tre le domande giunte per l'iscrizione nell'albo delle ronde. Milano, città degli storici City Angels, si deve invece accontentare di una sola richiesta, quella dell'associazione poliziotti italiani: un gruppo di agenti in congedo che già da un anno presidia le periferie della città e, nelle ore serali, la metropolitana. Una domanda è arrivata a Treviso (dal comune di Oderzo), un'altra a Bolzano, da parte dei Rangers della città. E nel resto del Paese? Zero domande.

"È prematura ogni valutazione - sostiene Giuseppe Forlani, prefetto a La Spezia e presidente dell'Associazione sindacale dei funzionari prefettizi - ma va detto che per ora le richieste dal territorio sono vicine allo zero. Il decreto è nato per regolamentare un fenomeno in corso, tenendo saldo il principio che non ci può essere alcuna sovrapposizione con le funzioni della polizia di Stato". Forlani conferma che "neppure a La Spezia abbiamo ricevuto richieste di iscrizione negli albi della prefettura, ma c'è ancora tempo e sarà interessante vedere se il decreto riuscirà alla fine a intercettare il fenomeno". Insomma, il rischio è che molte ronde già attive non chiedano un riconoscimento ufficiale, ma continuino ad agire informalmente sul territorio.

I tecnici del Viminale invitano però a non trarre valutazioni definitive, perché "il regolamento sulle ronde prevede una fase transitoria di sei mesi, fino all'8 febbraio prossimo, che consente alle associazioni di volontariato già esistenti di continuare a svolgere le attività di sorveglianza senza necessità di iscrizione. L'effettivo contributo delle nuove associazioni quindi potrà essere calcolato e giudicato soltanto tra qualche mese".

Non solo. "Gli osservatori volontari - spiegano dal ministero dell'Interno - non potranno comunque svolgere la loro attività senza aver sostenuto un corso di formazione. Saranno poi i sindaci, ai quali le nuove norme riconoscono poteri di sicurezza urbana, a proporre al prefetto l'impiego delle associazioni che si saranno iscritte negli appositi elenchi".

"Assistiamo a un flop annunciato". I sindacati di polizia non hanno però dubbi e non nascondono la loro soddisfazione per il mancato assalto alle prefetture da parte delle aspiranti ronde. "È una buona notizia - sostiene Claudio Giardullo, segretario nazionale della Silp Cgil - ed è la dimostrazione che hanno funzionato i due divieti inseriti nel decreto: nessun finanziamento privato, né collegamento con formazioni politiche. Tentazioni, invece, che sono ben presenti tra gli aspiranti rondisti". "La Carta costituzionale - osserva Enzo Marco Letizia, segretario nazionale dell'associazione nazionale funzionari di polizia - rispecchia quello che è il sentimento più profondo degli italiani, ovvero che la sicurezza non può che essere affidata allo Stato".

(Da Repubblica.it)

martedì 3 novembre 2009

Finalmente!


STRASBURGO - La presenza dei crocefissi nelle aule scolastiche costituisce "una violazione della libertà dei genitori ad educare i figli secondo le loro convinzioni" e una violazione alla "libertà di religione degli alunni". E' quanto ha stabilito oggi la Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo nella sentenza su un ricorso presentato da una cittadina italiana.

Il caso era stato sollevato da Soile Lautsi, cittadina italiana originaria della Finlandia, che nel 2002 aveva chiesto all'istituto statale "Vittorino da Feltre" di Abano Terme, in provincia di Padova, frequentato dai suoi due figli, di togliere i crocefissi dalle aule. A nulla, in precedenza, erano valsi i suoi ricorsi davanti ai tribunali in Italia. Ora i giudici di Strasburgo le hanno dato ragione.

sabato 24 ottobre 2009

Marrazzo: il problema sono le bugie.

Quella di Piero Marrazzo è una vicenda che di politico ha ben poco, se si eccettua il fatto che ricopre un ruolo istituzionale, quello di Presidente della Regione Lazio, che un po' come tutti i ruoli istituzionali richiede massima attenzione e sobrietà nei comportamenti. Passi per lo sciacallaggio della destra che inevitabilmente approfitta della ghiotta occasione (ci sono le regionali fra qualche mese...), uno su tutti l'ottimo Gasparri che ora parla di crisi morale nel PD (ma va da via i ciapp!). Ma c'è da dire che Marrazzo non ha compiuto nessun reato, sempre che nelle innumerevoli revisioni delle fattispecie penali per cancellare quelle care al premier e suoi sodali non abbiano fatto diventare reato l'infedeltà alla moglie oppure la frequentazione di transessuali. Così come non ho niente da dire su Berlusconi che frequenta giovani e belle ragazze, salvo poi però avere delle forti perplessità quando, dopo averle presumibilmente trombate (la scienza ha raggiunto livelli impensabili), le candida (e le fa eleggere) in consigli regionali, parlamento italiano e parlamento europeo (una è diventata anche ministro, ma nel curriculum aveva un calendario per Max che in qualche posto dimenticato posseggo tuttora).
Quindi, ricapitolando: Marrazzo va con i trans ("debolezza privata" come l'ha definita lui stesso), ma anche lui tromberà un po' chi gli pare. La cosa che però è scandalosa, e che per ora è passata sotto traccia perchè a noi italiani ci piace sapere dove "lo infilano" i vip, riguarda il ricatto che quei quattro carabinieri avrebbero messo in piedi nel confronti dell'(ormai) (praticamente) ex governatore del lazio. E il fatto che Marrazzo abbia mentito e smentito, per poi finalmente confessare, getta ulteriore nebbia sulla questione e aggrava la sua posizione: perchè il politico che dice bugie è una delle cose peggiori per un politico. In altri Paesi, come gli Stati Uniti, se menti rischi il posto: come successe a Clinton, che non rischiò la Casa Bianca per essersi fatto fare il lavoretto dalla Lewinski, ma perchè aveva subito smentito che ciò fosse accaduto, dicendo il falso. Queste sono cose che fanno crollare la fiducia nei confronti di un esponente politico, e saggia è stata a mio avviso la scelta di Piero Marrazzo di autosospendersi dal suo ruolo (anticamera delle dimissioni ufficiali). Adesso spero anche che chieda scusa e poi esca di scena.

mercoledì 21 ottobre 2009

Perchè Bersani.

Mi sono sempre tenuto abbastanza "low profile" in questa campagna per le primarie che, seppur focalizzando l'attenzione su alcuni temi centrali e scatenando un dibattito altrimenti assente negli ultimi mesi, non mi ha per niente entusiasmato. Ho comunque fin da subito reso pubblico il mio sostegno alla candidatura di Pierluigi Bersani come segretario del Partito Democratico per una tutta una serie di aspetti, tra i quali spicca un problema di prospettiva. Ritengo infatti che il segretario che uscirà vincitore il 25 ottobre, ricevendo un mandato di quattro anni come da previsione statutaria, debba essere il naturale candidato premier del PD e della coalizione (?!?) che sarà quando, sempre fra 4 anni, andrà a scadenza naturale la legislatura in corso che ci vede all'opposizione (non prendo in considerazione l'eventualità che la legislatura finisca anticipatamente, perchè tante e troppe sarebbero le riflessioni da fare in merito). E, per tutta una serie di considerazioni, non ultima la sua grande esperienza amministrativa maturata negli anni in cui è stato Presidente della Regione Emilia-Romagna, mi sento di poter affermare tranquillamente che Bersani è quello, tra i candidati in lizza, che più mi dà fiducia in tal senso. Anche il modo con cui ha gestito la sua campagna per le primarie, poco "comizievole" come invece sono state quelle di Marino e, in particolar modo, di Franceschini. Ma, soprattutto, per i temi trattati che mi hanno maggiormente convinto: una posizione chiara e netta su welfare, lavoro, scuola, ambiente, laicità, riforme. E molto altro ancora. Oltre ad una idea di partito in cui gli iscritti siano i veri "padroni" del partito stesso, pur mantenendo la novità (unica nel panorama europeo, figuriamoci italiano) delle primarie aperte anche agli elettori come strumento unico per la selezione delle candidature. Ecco, in estrema sintesi, perchè voterò Bersani. E spero che lo facciate anche voi: pur nella consapevolezza che il PD uscirà vittorioso da questa competizione non tanto se vincerà questo o quel candidato, ma se molti cittadini si riverseranno ai seggi per votare e partecipare ancora una volta ad un grande momento di democrazia e partecipazione.

giovedì 8 ottobre 2009

Lettera al Sindaco di Arcore Marco Rocchini


Carissimi, vi invito ad incollare il testo della mail qui sotto e di inviarlo al Sindaco di Arcore (MI) per segnalargli una cosa di cui evidentemente non si è accorto o di cui i vigili non lo hanno avvisato.

La lettera va inviata all'indirizzo sindaco@comune.arcore.mi.it


Egregio Sindaco,

forse non lo sa ma nel suo Comune c’è un cittadino che ha problemi seri. Si crede la reincarnazione di Napoleone, frequenta le minorenni e vede cose che non ci sono, come i comunisti. Non so se ciò sia dovuto alla senilità che impietosa avanza, ma il suo stato psichico è evidentemente alterato: tale soggetto costituisce un pericolo evidente per l’ordine pubblico. La prego di voler intervenire nei modi che riterrà più opportuni, non da ultimo con la predisposizione di un provvedimento di trattamento sanitario obbligatorio.

Distinti saluti

mercoledì 20 maggio 2009

Vorrei essere smentito, ma non me lo permettono nemmeno.

Giovedì passato ho inviato ai candidati a sindaco una lettera in cui chiedevo per scritto una risposta circa la loro eventuale disponibilità a partecipare ad un confronto pubblico con Rinaldo Vanni senza domande programmate e con regole da definire insieme. Nessuno ha ovviamente risposto, eccezion fatta per il Miglianti che, per interposta persona, mi ha fatto sapere che la sua strategia elettorale fin dall'inizio non contemplava confronti pubblici (?!?). A parte il giudizio, estremamente negativo, su tale strategia, è chiaro che chi non ha argomenti preferisca andare casa - casa, famiglia - famiglia, face to face, a parlare male dell'altro candidato. Io invece se parlo male degli altri lo faccio qui sopra, e/o su Facebook, perchè non vorrei che qualcuno non fosse in grado di poter leggere le cose che penso e che dico senza filtro.

martedì 19 maggio 2009

Cencio dice male di straccio. Anzi dice male e basta.


Oggi ho postato su Facebook uno status che sottolineava la scarsa (o nulla, in certi casi) preparazione dei candidati diversi da Rinaldo Vanni nella corsa a Sindaco. Apriti cielo. Sono stato additato di essere attaccato alla poltrona, che dalle mie parole traspare la paura di perdere, etc etc. A dire il vero non ho nessuna paura di perdere le elezioni: il mio intervento non era teso ad offendere nessuno, ma esclusivamente a registrare un dato di fatto, a mio avviso non contestabile: e cioè che gli altri candidati a sindaco non hanno una conoscenza sufficiente delle "cose del Comune", e comunque sia non paragonabile a quella di Vanni.

Non sono a conoscenza delle modalità di conduzione della campagna elettorale di Ruotolo, Apruzzese e Giacomelli (sulle quali dunque non sono in grado di esprimermi), ma se finora c'è stato qualcuno che non ha fatto altro che parlar male degli altri, quello è proprio Miglianti e il suo staff, distribuendo da due settimane a questa parte un volantino in cui c'è una pagina intera tesa a denigrare il proprio principale avversario.

"Mandiamoli a casa" è il loro principale motto: se questa è la novità, siamo a posto.

domenica 10 maggio 2009

L'inizio della campagna elettorale

Mi piacerebbe tenere un diario di questa campagna elettorale che si è ufficialmente aperta ieri con la scadenza dei termini per la presentazione delle candidature a sindaco e delle liste di candidati al consiglio comunale. Per farla breve, i candidati a sindaco saranno 5 (dei quali addirittura uno è credibile) e le liste di candidati al consiglio comunale 11. Fra queste c'è quella del Partito Democratico, per il quale sono candidato capolista. Mi raccomando :-)

venerdì 27 marzo 2009

Una soluzione posticcia.

[Riporto il mio intervento all'assemblea comunale del PD di ieri sera che doveva scegliere se eleggere un reggente o un segretario. A larga maggioranza è stata preferita la soluzione del reggente (solo 4 astenuti, tra cui il sottoscritto), però non c'è nessuno che lo vuole fare. Fantastico, no?]

Io credo che stasera per prima cosa dobbiamo ringraziare Rinaldo per quello che ha fatto, ed in particolar modo per la sua coerenza (parola che peraltro ha teso spesso a sottolineare durante la campagna delle primarie): aveva detto che si sarebbe dimesso dal ruolo di segretario politico del PD monsummanese non appena si fosse costituita ufficialmente la coalizione che lo avrebbe sostenuto alle elezioni amministrative. Così ha detto, così è stato: dobbiamo ringraziarlo e dargliene atto.

La coalizione, dicevo: è una coalizione larga, quella a cui avevamo lavorato, allargando appunto il perimetro dell’attuale maggioranza presente in consiglio comunale, attraverso la ricucitura (per niente facile, va detto) con la lista civica che faceva capo a Balcarini e, indirettamente, con l’Italia dei Valori che, pur appartenendo formalmente alla coalizione, in consiglio comunale stava seduta tra i banchi dell’opposizione. Adesso si tratta di farla vivere questa coalizione, che proprio perché è particolarmente ingombrante dal punto di vista numerico rischia di trovare difficilmente una sintesi su alcuni temi politici. E’ vero che l’accordo di coalizione prevede punti focali del programma sui quali si è raggiunto l’accordo, e questo è già un punto di partenza non da poco: non crediate però che sulle politiche dei servizi Rifondazione non voglia far emergere i propri cavalli di battaglia, così come le proposte, per me piene di demagogia e basta, della Lista civica sulla riduzione dei costi della politica. E ci sono ancora alcune situazioni, come quella della Lista civica Sviluppo e Ambiente, che dobbiamo chiarire alla svelta oggi, per non ritrovarsi a spiacevoli incomprensioni domani.

Da stasera siamo ufficialmente senza segretario, senza guida politica. E dobbiamo decidere come proseguire per il futuro. Registro con estrema soddisfazione che dalle consultazioni effettuate nei giorni scorsi (e anche dai suggerimenti che qualcuno si è premurato di consigliare privatamente a diversi componenti di questa assemblea su quale fosse la soluzione migliore) che molti di voi hanno fiducia in me; questo, ripeto, è per me forte motivo di orgoglio.

Ma non nascondo, come ho già teso a ribadire in segreteria una settimana fa, che sono assolutamente contrario a qualsiasi soluzione temporanea e posticcia che si vorrà prendere, pur nella sovranità dell’assemblea nelle decisioni: totalmente contrario al triumvirato dei coordinatori (ipotesi che però mi pare sia fuori dal campo di discussione), altrettanto contrario alla nomina di un reggente. Un partito come il nostro, ancora giovane e immerso in innumerevoli difficoltà, che deve affrontare in pochi mesi (da qui a luglio) appuntamenti importanti come il primo tesseramento, il rilancio dell’attività politica, le elezioni comunali, provinciali ed europee e l’organizzazione della festa democratica, non può permettersi di sopravvivere in una situazione precaria.

Dovete scusare il mio sfogo, ma ho la necessità di condividere con voi quel che penso: stasera noi decidiamo di non decidere, assumiamo cioè quel tipico atteggiamento gattopardesco per cui a fronte di una teorica disponibilità al cambiamento e al rinnovamento vi è la consapevolezza che la continuità prevarrà sul rinnovamento stesso. Questo non è giusto. Se viene a mancare il segretario se ne elegge un altro: questa dovrebbe essere una conseguenza logica, ma per convenienza politica si decide diversamente. E’ successo in ogni dove: da Chiesina uzzanese fino al coordinamento provinciale di Siena, dove la neosegretaria Elisa Meoni (poi chiamata da Franceschini a far parte della segreteria nazionale) è stata eletta dall’assemblea dopo che il suo predecessore si era dimesso in quanto candidato alla presidenza della provincia. In tutta la Toscana ci si è mossi in questa direzione: tranne che al coordinamento provinciale di Pistoia, e qui. E non devo certo stare a ricordarvi che il clima politico è decisamente diverso nelle due situazioni.

Le persone con cui ho parlato in questi giorni hanno provato a darmi le più disparate motivazioni a sostegno dei grandi benefici che avremmo da un reggente anziché da un segretario: pur comprendendo tutte le posizioni, non mi si venga a dire che è preferibile una soluzione transitoria in vista del congresso di ottobre, perché ciò non sta in piedi. In base allo statuto nazionale del partito, ad ottobre (ammesso e non concesso che si tratti di quella data, anche se la strada pare tracciata) ci sarà esclusivamente il congresso nazionale, senza il rinnovo delle assemblee comunali e provinciali: si deciderà la linea politica del partito e i delegati al congresso nazionale; e poi ci saranno le primarie per la scelta del segretario nazionale. A Monsummano eleggeremo il nuovo segretario in occasione del congresso solo perché abbiamo deciso di non eleggerlo adesso, e non il contrario.

Mi sono anche sentito dire che, insomma, “eleggeremmo un segretario senza una linea politica”. A parte che non credo che il segretario monsummanese del PD abbia la pretesa di decidere la linea politica del partito, ma ditemi voi se tesseramento, sostegno alla campagna elettorale e alla realizzazione del programma del sindaco, organizzazione della Festa, rilancio dell’iniziativa politica, questione dell’immobile di piazza Giusti e della gestione del circolo non sono elementi sufficienti a definire i contorni di una linea politica.

Vi prego di scusarmi per questo sfogo, ma come dicevo all’inizio avevo bisogno di dirvi come la penso. L’assemblea è comunque sovrana, e dalle consultazioni emerge una preferenza chiara, netta ed incontestabile per la reggenza. Non posso però accettare, nonostante ancora l’indicazione abbastanza chiara delle consultazioni, di ricoprire un ruolo di cui contesto l’essenza stessa. Sono sicuro che comprenderete il mio disagio, così come la mia scelta di non accettare di ricoprire l’incarico.

sabato 21 marzo 2009

Ecco il video del miglior intervento di oggi all'assemblea nazionale dei circoli del PD. Sono le parole che avrei voluto sentir dire: poche, chiare, dirette. E soprattutto dense di significato.


Coraggio, PD!

Stamani c'è stata la conferenza stampa di presentazione del nostro candidato alle elezioni comunali Rinaldo Vanni. E' stata presentata la larga coalizione che lo sostiene ed ha sottolineato ancora una volta i tratti che maggiormente caratterizzano la sua e nostra proposta politico-programmatica. Ma ha anche ufficializzato una importante e saggia decisione: quella di dimettersi dal ruolo di segretario comunale del partito. Nel partito si è subito però aperta la discussione su quale assetto ci si debba dotare: aspettare il congresso nominando un reggente, oppure far eleggere dall'assemblea un segretario degno di tale nome? Io sono apertamente per la seconda soluzione, ritenendo la prima semplicemente un modo di "decidere di non decidere". Ed è assolutamente non pertinente l'osservazione di chi sostiene che, siccome ad ottobre ci sarà il congresso, è bene rimandare tutto all'autunno: a quel congresso decideremo (scusate se è poco!) la linea politica del partito e i delegati agli organismi nazionale del partito stesso, ma non ci sarà da eleggere un nuovo segretario comunale se già lo si è eletto prima. Ecco quindi perchè spero che il PD abbia il coraggio di scegliere, senza troppi tatticismi, la strada giusta da percorrere: perchè se è vero abbiamo una chiara e forte proposta dal punto di vista amministrativo (candidato, coalizione, programma), il partito non se la passa altrettanto bene.

A volte ritornano...

Titolo della Nazione di oggi sulla cronaca di Monsummano/Valdinievole: "Il ritorno di Balcarini". Come se se ne fosse mai andato. A parte le battute, l'approdo definitivo al centrosinistra di coloro che nel 2004 si candidarono in contrapposizione al sindaco uscente Calvetti e al centrosinistra stesso non può che farmi piacere, nonchè costituire un elemento importante per sconfiggere un centrodestra che pur tuttavia ancora oggi ramazza alla ricerca di qualcuno da candidare.

C'è una cosa che però non ho capito, ribadisco senza vena polemica: se la lista civica nel 2004 era nata perchè non erano state fatte le primarie, come mai nel 2009 (dopo che abbiamo fatto a Monsummano una tornata di primarie da cui molti in giro dovrebbero prendere esempio) la lista civica si presenta ancora, anche se "accorpata" all'Italia dei Valori. Non era meglio chiudere definitivamente una stagione politica (e tutte le vecchie ruggini che si portava dietro), sciogliere la lista civica e confluire in maniera convinta e definitiva dentro una o più forze politiche?

sabato 14 marzo 2009

Ecco come gli vengono in mente!

Guardando la TV oggi ho avuto una illuminazione, capendo finalmente come diavolo mai sia venuta in mente a B. e alla Casa della libertà di abuso edilizio la storia del piano casa e dell'aumento delle volumetrie del 20% con una semplice autocertificazione. Guardate attentamente questo spot, poi ditemi cosa ne pensate! :-)


giovedì 1 gennaio 2009

La banalizzazione degli auguri - Ilvo Diamanti

Ho trascorso le feste impegnato a rispondere agli auguri. Via sms. Alcuni, lo ammetto, li ho inviati anch'io. Anzi: molti. E, ovviamente, non è ancora finita. L'opera continuerà per qualche giorno ancora. Dicono, i gestori della telefonia mobile, che in questi giorni l'aumento del traffico degli sms sia aumentato in modo spropositato. Di 25 punti percentuali in più rispetto a un anno fa. Sarebbe stato inviato un miliardo di sms solo a Natale. Pare. Ma deve essere vero. Io, nel mio piccolo, continuo a sentire il mio cellulare che segnala l'arrivo di nuovi messaggi. Tre ticchettii. A ripetizione.

E' il prezzo della tecnologia. Basso, dirà qualcuno. Anzi, più che un prezzo, un risparmio, perché inviare gli auguri per posta - una cartolina, un biglietto, una lettera - costava molto di più, in tempo e, forse, ma non ne sono certo, anche in denaro. Però - bisogna aggiungere - per via postale il numero di messaggi di auguri inviato era molto più ridotto. Il che costringeva a selezionare. A scegliere le persone per cui valesse la pena di "spendere" tempo. Per amicizia, riconoscenza, diplomazia, deferenza. Molti e diversi i motivi. In fondo, gli auguri sono un dono. Il cui fine non è solo altruista. Seguono, al fondo, una logica di utilità, per quanto implicita. Servono a tener viva una relazione.

Fanno parte di un complesso gioco di reciprocità. Anzi, di scambi. Gli auguri, infatti, si "scambiano". Il cellulare, per questo, ne riduce il valore e il significato. Li riduce a un rito elettronico, routinario e superficiale. Si fanno gli auguri in qualche nanosecondo. "Cari auguri...". E, pochi secondi dopo, tre tocchi e arriva la risposta. Oppure, a tua volta, senti il segnale del cellulare. Apri il messaggio e leggi: "Cari auguri...". Un secondo dopo hai già risposto: "... anche a te". Non è più un gioco di scambi e di relazioni. Solo una questione di riflessi. A volte non ti soffermi neppure a guardare di chi si tratta. Anche perché non sempre è possibile. A volte arrivano sms da numeri che non ho memorizzato. E il messaggio è firmato da nomi comuni. Molto comuni. Troppo. "Un Natale felice a te e ai tuoi. Paolo". Ma io conosco almeno una ventina di persone che si chiamano Paolo. Di quale si tratterà? Per cui non mi pongo problemi e rispondo: "Anche a te e alla tua famiglia. Ilvo". Tanto costa poco. Anche se la tecnologia ricorre a soluzioni sempre più elaborate, per simulare il biglietto di auguri tradizionale.

Messaggi sofisticati, con disegni sempre più complessi. Alberi-di-natale-con-luci-intermittenti.
Presepi-con-o-senza-remagi. Accompagnati, talora, da canti natalizi. Quattro-cinque note. La tentazione, ovvia, è di usarli a nostra volta. Sostituire la firma, e "inoltrare" ad altri. Evitando, possibilmente, di girarli a chi te li ha spediti.

Gli sms: hanno impoverito il rito degli auguri. Lo hanno burocratizzato definitivamente. Completando l'opera avviata dalle e-mail. Che, però, erano e restano prerogativa di una cerchia ristretta. Perché la posta elettronica la usa, comunque, una minoranza colta di persone, i cellulari più o meno tutti. Della posta elettronica gli sms hanno riprodotto la tendenza a standardizzare il rapporto fra gli interlocutori. Colpa delle mailing-list. Delle agende di indirizzi che possono essere usate per mandare messaggi collettivi. Talora elaborati: poesie, detti celebri, citazioni di filosofi greci o da mistici medievali. I più militanti: frasi di teologi della liberazione. E' la situazione peggiore. Come rispondere se arriva, per sms, questa massima di Meister Echkart: "... finché avrete dei desideri, Dio li soddisferà, avrete desiderio di eternità e di Dio fino a che non sarete perfettamente poveri. Poiché è più povero solo chi non vuole nulla e non desidera nulla" ?

Sei disarmato. Non puoi reagire con: "Auguri anche a te e ai tuoi". Si instaura una relazione asimmetrica, almeno in apparenza. Perché, di fatto, quella citazione è stata spedita a qualche decina o centinaia di indirizzi. Una volta per tutte. Non a uno a uno. Anche per questo il Natale e le altre feste stanno perdendo il loro valore sociale. Troppi doni, pochi alberi di Natale, pochi presepi, pochi, pochissimi auguri veri, fatti di persona o almeno in modo diretto. Ormai per marcarne il segno esclusivo, come un dono dedicato, gli auguri devi farli di persona. Almeno per telefono.

Altrimenti tutto scade nell'assoluto impersonale. I tentativi di personalizzare gli sms collettivi, usando, per risparmiare tempo, lo stesso messaggio ma cambiando, di volta in volta, il nome del destinatario insieme all'indirizzo, trasmettono, comunque, una sensazione insopprimibile di artefatto. E lasciano aperti varchi pericolosi a equivoci buffi e imbarazzanti.

A me, ad esempio, il giorno di Natale è arrivato un sms - firmato da una persona a me nota - che recitava "Caro Matteo, tanti cari auguri a te e famiglia". Matteo. Così gli ho risposto: "Anche a te e ai tuoi, caro Marco". Io non mi chiamo Matteo. Lui non si chiama Marco. Così ho ristabilito una relazione simmetrica. Fra due persone che si conoscono ma non si ri-conoscono. Un gioco di maschere e di finzioni.
Forse è un segno dei tempi.