MONSUMMANO. Non è un semplice bando di solidarietà quello pubblicato dal comune e aperto a ricevere le domande di contributo da oggi (18 agosto) al 16 settembre prossimo. Perché se la finalità è intuibile, fronteggiare i rischi che derivano dalle nuove forme di povertà e vulnerabilità sociale, causate anche dalla perdurante crisi economica, sono i requisiti e le intenzioni che cambiano.
Se per bando sociale intendiamo un fondo da cui le famiglie bisognose (sotto dichiarazioni di reddito veritiere) attingono denari per alleviare la propria situazione, quello di Monsummano offre alcuni spunti in più. Per cominciare, come lo chiama l’assessore al sociale Luca Buccellato, «dall’impegno richiesto ai beneficiari. Quest’anno chiediamo conto alle famiglie di come spendono il nostro contributo». E non era mai successo, almeno dal 2009, il primo anno in cui la vecchia giunta Calvetti aveva proposto un simile provvedimento. «Grazie all’esperienza che abbiamo accumulato, ci siamo convinti di dover cambiare alcuni punti dei vecchi bandi», dice Buccellato. E allora al via un «piano di sostegno al reddito per cittadini e famiglie», un «progetto mirato alla soluzione, almeno parziale, di un problema economico». Tre le fasi: presentazione del reddito annuo lordo (o del Cud), non più, quindi, della dichiarazione Isee e formazione della graduatoria; colloquio individuale da tenere con i primi 20-25 in graduatoria e valutazione finale dopo il parere di una commissione comunale apposita integrata da alcuni assistenti sociali. Terminato l’iter, i beneficiari avranno il loro contributo, fino a 500 euro, della durata massima di tre mesi (le somme a disposizione sono pari a 30mila euro). Ne verrà fuori una sorta di contratto sociale capace di erogare misure di sostegno al reddito che vadano realmente ad aiutare i nuclei familiari in seria difficoltà economica. Una scure contro i furbetti che, contando nel comune come soggetto non troppo avvezzo a ricerche approfondite, si accaparravano contributi non proprio necessari al proprio sostentamento. E c’è dell’altro: i furbetti che si ripresenteranno, verranno subito segnalati all’Agenzia delle Entrate. Piccolo (e nuovo) deterrente all’evasione fiscale (e ai falsi bisogni). Così, una volta erogati i soldi, le famiglie avranno l’obbligo di rendicontare le spese sostenute, pena lo stralcio del contratto sociale e la fine dei contributi. Poi i parametri e i punti assegnati: la priorità a scuola (spese legate al conseguimento di titoli di studio), casa (morosità nel pagamento di almeno due rate del mutuo della prima casa) e lavoro (unico occupato della famiglia senza lavoro, e senza ammortizzatori sociali, dal 1º gennaio 2011). Un bando contro la crisi. (Articolo di Luca Signorini).
giovedì 18 agosto 2011
Solidarietà con nuove regole - Il Tirreno 17 agosto 2011
venerdì 15 aprile 2011
Due o tre cose sul delirio di Alberto Asor Rosa
Ho aspettato un attimo prima di anche solo commentare quel che Alberto Asor Rosa ha scritto sul Manifesto di tre giorni fa. Premetto che le conclusioni a cui giunge (una sorta di colpo di Stato guidato da Carabinieri e Polizia, chiusura delle Camere e governo di salute pubblica) è roba da far gelare il sangue nelle vene; però alcune riflessioni che fa nelle premesse mi sento di condividerle, anche perchè le vado dicendo da tempo.
Per quanto appaia poco credibile il paragone con il ventennio fascista (anche se è vero che ogni epoca ha il suo fascismo, e che ogni volta si ripresenta sotto diverse spoglie), concordo sul fatto che ci troviamo in "una crisi strutturale del sistema, uno snaturamento radicale delle regole in nome della cosiddetta «sovranità popolare», la fine della separazione dei poteri, la mortificazione di ogni forma di «pubblico» (scuola, giustizia, forze armate, forze dell'ordine, apparati dello stato, ecc.), e in ultima analisi la creazione di un nuovo sistema populistico-autoritario". Così come concordo sul fatto che "oggi in Italia (...) un gruppo affaristico-delinquenziale ha preso il potere e può contare su di una maggioranza parlamentare corrotta al punto che sarebbe disposta a votare che gli asini volano se il Capo glielo chiedesse. I mezzi del Capo sono in ogni caso di tali dimensioni da allargare ogni giorno l'area della corruzione, al centro come in periferia: l'anormalità della situazione è tale che rebus sic stantibus, i margini del consenso alla lobby affaristico-delinquenziale all'interno delle istituzioni parlamentari, invece di diminuire, come sarebbe lecito aspettarsi, aumentano".
Non è ovviamente concepibile (come invece propone Asor Rosa) pretendere di salvare la democrazia annullando le regole democratiche, ma si rende comunque necessario uno scatto di orgoglio da parte degli italiani, perchè la vera "rivoluzione" deve partire dal basso, attraverso la riscossa di un popolo che, anche se dopo quasi venti anni, ha finalmente compreso con chi ha a che fare. La deriva antidemocratica, altrimenti, ci travolgerà.
Per quanto appaia poco credibile il paragone con il ventennio fascista (anche se è vero che ogni epoca ha il suo fascismo, e che ogni volta si ripresenta sotto diverse spoglie), concordo sul fatto che ci troviamo in "una crisi strutturale del sistema, uno snaturamento radicale delle regole in nome della cosiddetta «sovranità popolare», la fine della separazione dei poteri, la mortificazione di ogni forma di «pubblico» (scuola, giustizia, forze armate, forze dell'ordine, apparati dello stato, ecc.), e in ultima analisi la creazione di un nuovo sistema populistico-autoritario". Così come concordo sul fatto che "oggi in Italia (...) un gruppo affaristico-delinquenziale ha preso il potere e può contare su di una maggioranza parlamentare corrotta al punto che sarebbe disposta a votare che gli asini volano se il Capo glielo chiedesse. I mezzi del Capo sono in ogni caso di tali dimensioni da allargare ogni giorno l'area della corruzione, al centro come in periferia: l'anormalità della situazione è tale che rebus sic stantibus, i margini del consenso alla lobby affaristico-delinquenziale all'interno delle istituzioni parlamentari, invece di diminuire, come sarebbe lecito aspettarsi, aumentano".
Non è ovviamente concepibile (come invece propone Asor Rosa) pretendere di salvare la democrazia annullando le regole democratiche, ma si rende comunque necessario uno scatto di orgoglio da parte degli italiani, perchè la vera "rivoluzione" deve partire dal basso, attraverso la riscossa di un popolo che, anche se dopo quasi venti anni, ha finalmente compreso con chi ha a che fare. La deriva antidemocratica, altrimenti, ci travolgerà.
mercoledì 23 marzo 2011
Persecuzioni, imparare a difendersi - La Nazione 23 marzo 2011
LE PERSECUZIONI non riguardano solo le donne, come comunemente siamo portati a pensare. Ce ne sono altre, più discrete ma ugualmente considerabili come reati, che possono coinvolgere, tra le vittime, anche uomini, professionisti, parenti, vicini. Quello che da qualche anno dunque viene appellato come stalking un problema sempre più dilagante come lo dimostrano le 22 persone, di cui il 30% uomini, che negli ultimi 5 mesi in provincia secondo i dati forniti da fonti ufficiali, si sono rivolte a «Po.st.it», lo sportello antistalking attiva da tempo in provincia di Pistoia.
Per questo motivo l’associazione «365giornialfemminile» con il centro antiviolenza «Liberetutte», «Po.st.it», i Comuni di Monsummano e di Pistoia, con questura e Provincia hanno organizzato il corso «Donne in sicurezza», un percorso di formazione sul fenomeno dello stalking e della violenza in genere da un punto di vista normativo, psicologico, di prevenzione e autodifesa personale.
Il corso, già avviato a Pistoia, partirà il primo aprile anche a Monsummano ed è gratuito benchè a numero chiuso.
Soddisfatto il sindaco Rinaldo Vanni per l’iniziativa che sarà accolta in città e anche Giovanna Sottosanti del centro antiviolenza che dal 2004 cura e protegge donne e bambini dalle persecuzioni domestiche e non.
«Grazie al centro e alla grande sensibilità del comune di Monsummano e della Questura – ha detto l’assessore provinciale alle pari opportunità Chiara Innocenti – finalmente si comincia a lavorare come un territorio unico provinciale sulle differenza tra violenze di genere e stalking».
Anche il vicequestore aggiunto Maurizio Stefanizzi ha espresso la soddisfazione per l’iniziativa che, in qualche modo, aiuta anche la polizia a poter trattare diversamente il reato, nel senso di un intervento immediato o preventivo e non solo repressivo.
«Questa è una grande opportunità – ha detto – per imparare a riconoscere il rischio prima di dover intervenire. Anche perché i casi sono moltissimi e i più diversi. Basti pensare al caso di due avvocati che si erano macchiati di questo reato prima di rendersi conto di quello che stavano facendo o ai molti cacciatori che non sono a conoscenza del fatto che le minacce, le molestie o le persecuzioni comportano innanzitutto la revoca del porto d’armi».
[Arianna Fisicaro]
Per questo motivo l’associazione «365giornialfemminile» con il centro antiviolenza «Liberetutte», «Po.st.it», i Comuni di Monsummano e di Pistoia, con questura e Provincia hanno organizzato il corso «Donne in sicurezza», un percorso di formazione sul fenomeno dello stalking e della violenza in genere da un punto di vista normativo, psicologico, di prevenzione e autodifesa personale.
Il corso, già avviato a Pistoia, partirà il primo aprile anche a Monsummano ed è gratuito benchè a numero chiuso.
Soddisfatto il sindaco Rinaldo Vanni per l’iniziativa che sarà accolta in città e anche Giovanna Sottosanti del centro antiviolenza che dal 2004 cura e protegge donne e bambini dalle persecuzioni domestiche e non.
«Grazie al centro e alla grande sensibilità del comune di Monsummano e della Questura – ha detto l’assessore provinciale alle pari opportunità Chiara Innocenti – finalmente si comincia a lavorare come un territorio unico provinciale sulle differenza tra violenze di genere e stalking».
Anche il vicequestore aggiunto Maurizio Stefanizzi ha espresso la soddisfazione per l’iniziativa che, in qualche modo, aiuta anche la polizia a poter trattare diversamente il reato, nel senso di un intervento immediato o preventivo e non solo repressivo.
«Questa è una grande opportunità – ha detto – per imparare a riconoscere il rischio prima di dover intervenire. Anche perché i casi sono moltissimi e i più diversi. Basti pensare al caso di due avvocati che si erano macchiati di questo reato prima di rendersi conto di quello che stavano facendo o ai molti cacciatori che non sono a conoscenza del fatto che le minacce, le molestie o le persecuzioni comportano innanzitutto la revoca del porto d’armi».
[Arianna Fisicaro]
martedì 22 marzo 2011
Chiaro, no?
Napolitano dice che non siamo in guerra, La Russa dice che i nostri caccia (4 di numero) hanno l'obiettivo di colpire i radar libici, Berlusconi dice che i nostri aerei non hanno sparato e non spareranno, ed anche che gli dispiace per Gheddafi. La Francia intanto gioca a Space Invaders, mentre tutti vogliono comandare ma intanto le operazioni non le coordina nessuno. E io non ci capisco più nulla.
martedì 8 febbraio 2011
O la borsa o la dieta.
Dai quotidiani emerge ancora una volta la solita (brutta) storia del sindaco leghista che toglie il servizio mensa ad una bambino figlio di extracomunitari. Conoscendo come funzionano queste cose, credo che la vicenda necessiti di qualche valutazione più profonda rispetto al clamore che può destare la notizia in sè, che comunque è e resta molto triste.
Non sono riuscito a reperire in rete il regolamento della mensa scolastica del Comune di Fossalta di Piave (solo un caso?), ma nel regolamento che abbiamo a Monsummano non è previsto che venga sospeso immediatamente il servizio agli utenti che si trovino in situazione di morosità nei confronti dell'amministrazione: doverosamente è previsto che non sia possibile l'iscrizione al servizio di quegli utenti che non siano in regola con i pagamenti degli anni scolastici precedenti, ma è inconcepibile da noi che da un giorno all'altro un bambino possa vedersi negato il pasto. Così come doverosamente abbiamo dato l'incarico ad una ditta esterna di procedere al recupero delle somme dovute e non versate all'amministrazione relativamente ai servizi educativi (asilo nido, mensa e trasporto scolastico).
Ma, ribadisco, mai e poi mai ci sogneremmo di togliere da un giorno all'altro il pasto ad un bambino.
La difesa del Sindaco di Fossalta di Piave invece, che ha pubblicato sul sito del comune una fitta lettera per motivare la sua decisione, appare assai debole. E' vero che la mossa delle maestre dell'asilo "Il Flauto Magico" di rinunciare al proprio buono pasto per permettere al bambino di rimanere a mensa è stata sufficientemente impropria e dunque illegittima, seppur pregna di necessaria umanità: ma la decisione di togliere il pasto al bambino stesso è puramente politica. E poteva magari anche risparmiarsi le scontate giustificazioni sulla sua arcinota (?) estraneità ad atteggiamenti di stampo razzista, quando una riga sotto si sente in dovere di precisare che le risorse economiche destinate agli aiuti alle famiglie bisognose vanno per il 90% agli extracomunitari. Ed altrettanto non c'azzecca nulla il panegirico sul federalismo, tanto caro al suo partito, con il quale si cerca di "portare fuori dalle secche" il nostro Paese.
In conclusione, non serve (come un po' fa l'articolo che appare su "Il Fatto quotidiano") solleticare il sentimento di humana pietas per contestare non tanto quel che hanno fatto le maestre (che, formalmente, non potevano fare) ma soprattutto per giudicare l'atteggiamento del sindaco, che si commenta da solo e che ogni persona dotata di un minimo di buon senso può valutare. Dose minima di buon senso che evidentemente manca al Sindaco di Fossalta di Piave.
Non sono riuscito a reperire in rete il regolamento della mensa scolastica del Comune di Fossalta di Piave (solo un caso?), ma nel regolamento che abbiamo a Monsummano non è previsto che venga sospeso immediatamente il servizio agli utenti che si trovino in situazione di morosità nei confronti dell'amministrazione: doverosamente è previsto che non sia possibile l'iscrizione al servizio di quegli utenti che non siano in regola con i pagamenti degli anni scolastici precedenti, ma è inconcepibile da noi che da un giorno all'altro un bambino possa vedersi negato il pasto. Così come doverosamente abbiamo dato l'incarico ad una ditta esterna di procedere al recupero delle somme dovute e non versate all'amministrazione relativamente ai servizi educativi (asilo nido, mensa e trasporto scolastico).
Ma, ribadisco, mai e poi mai ci sogneremmo di togliere da un giorno all'altro il pasto ad un bambino.
La difesa del Sindaco di Fossalta di Piave invece, che ha pubblicato sul sito del comune una fitta lettera per motivare la sua decisione, appare assai debole. E' vero che la mossa delle maestre dell'asilo "Il Flauto Magico" di rinunciare al proprio buono pasto per permettere al bambino di rimanere a mensa è stata sufficientemente impropria e dunque illegittima, seppur pregna di necessaria umanità: ma la decisione di togliere il pasto al bambino stesso è puramente politica. E poteva magari anche risparmiarsi le scontate giustificazioni sulla sua arcinota (?) estraneità ad atteggiamenti di stampo razzista, quando una riga sotto si sente in dovere di precisare che le risorse economiche destinate agli aiuti alle famiglie bisognose vanno per il 90% agli extracomunitari. Ed altrettanto non c'azzecca nulla il panegirico sul federalismo, tanto caro al suo partito, con il quale si cerca di "portare fuori dalle secche" il nostro Paese.
In conclusione, non serve (come un po' fa l'articolo che appare su "Il Fatto quotidiano") solleticare il sentimento di humana pietas per contestare non tanto quel che hanno fatto le maestre (che, formalmente, non potevano fare) ma soprattutto per giudicare l'atteggiamento del sindaco, che si commenta da solo e che ogni persona dotata di un minimo di buon senso può valutare. Dose minima di buon senso che evidentemente manca al Sindaco di Fossalta di Piave.
domenica 6 febbraio 2011
Siamo tutti americani.
Marchionne ha detto che presto la Fiat diventerà la succursale italiana della Chrysler: cosa hanno da dire adesso tutti i grandi sostenitori della modernità delle politiche dell'AD del Lingotto?
Al riguardo consiglio questo bell'articolo di Luciano Gallino su La Repubblica di oggi.
Al riguardo consiglio questo bell'articolo di Luciano Gallino su La Repubblica di oggi.
Scusi, per Piazzale Loreto?
I servi di Berlusconi sono ormai così abituati che precedono l'ordine del Padrone. Tranne Minzolini, che non ha nemmeno il cervello di muoversi senza indicazione.
giovedì 6 gennaio 2011
Master in giornalismo
Non ce l'ho fatta, ho avuto la necessità di andarmi a cercare in rete il video della trasmissione di Alfonso Signorini in cui interviene telefonicamente (vai, è nova...) Berlusconi dilettandosi con le solite storielle sui comunisti. Ecco, non aspettandomi chissà cosa, giuro che non avrei mai immaginato di trovarmi di fronte ad una cosa del genere.
Referendum FIAT, le caselle da barrare sono: "la borsa" o "la vita".
Marchionne sostiene che se gli operai di Mirafiori votano sì al referendum significa che sono favorevoli all’accordo Fiat, dato che nessuno li obbliga a votare a favore. Io penso che dovremmo costituire una delegazione di volontari. Cento di quelli che hanno votato Rutelli Sindaco di Roma vengano con me da Marchionne a dirgli due paroline. L’accordo di Mirafiori è una tale fregatura che quando Bonanni ha deciso di firmare gli è stata recapitata a casa un’encicopedia in 24 volumi da pagare a rate. Il testo lede i diritti dei lavoratori: è così incostituzionale che nella bibliografia viene citato Ghedini. Alcuni esponenti del Pd ritengono però che ci sia anche una parte buona: prevede gli straordinari obbligatori, ma non le primarie. Il referendum proposto dalla Fiat agli operai è così ricattatorio che sulle caselle da barrare non c’è scritto «sì» e «no» ma «la borsa» e «la vita». Marchionne, del resto, non è incline al confronto. Per lanciare in borsa il doppio titolo Fiat, si è presentato a Piazza Affari con una ruspa. Sentivo che prima o poi sarebbe arrivato qualcuno troppo arrogante per accontentarsi del suv. Ha giudicato «ridicola» la richiesta della Fiom di conoscere i dettagli dell’accordo, come il commesso di un negozio di scarpe che ride in faccia al cliente che chiede di provarne un paio (incredibile come questi commessi si montino la testa appena gli moltiplichi per 500 lo stipendio). Toccherebbe al Governo chiedere di conoscere i dettagli del piano di investimento, dato che la Fiat ha campato per una vita grazie agli incentivi statali, ma il governo se ne guarda bene. Lo stesso Governo che tuona contro i figli che si comprano la droga con la paghetta. Tra i miei coetanei, il commento più diffuso è: «Almeno loro avranno la pensione». Perché prima o poi bisognerà riaprire il dibattito sulla precarietà dei precari. Tipo: una volta si veniva pagati a tre mesi, ora nella prossima vita. Se il tuo ultimo bonifico è in sesterzi, significa che nel 30 avanti cristo eri un consulente.
Francesca Fornario, l'Unità, 4 gennaio 2011.
Francesca Fornario, l'Unità, 4 gennaio 2011.
Causa vera della degenerazione sono gli uomini, non gli schemi politici
Di Maurizio Viroli - www.laterza.it
Il sistema rappresentativo – parlamentare, ci hanno insegnato i suoi sostenitori, è preferibile alla democrazia diretta, ai sistemi monocratici (monarchie, principati, imperi, regimi totalitari), e alle oligarchie perché è più atto a produrre buone deliberazioni, vale a dire decisioni sovrane che sostengono l'interesse generale anziché quello del demos, di uno o di pochi.
Questo è vero se la maggioranza dell'assemblea rappresentativa è composta da persone che, pur non essendo sante, non si sono abbassate al rango di servi. In caso contrario il sistema rappresentativo parlamentare non è migliore del governo monocratico o oligarchico. Anzi, rispetto a una monarchia ha lo svantaggio, come osservava il cinico Hobbes, di essere più costoso per i poveri sudditi: il monarca ha bisogno di corrompere un numero tutto sommato tollerabile di favoriti; ogni parlamentare ha bisogno di corrompere con svariati favori un numero assai elevato di elettori e sostenitori. Un Cesare vero e proprio, come osserva Luciano Canfora, diventa allora una possibilità concreta e ragionevole. Non sarebbe neppure la prima volta. L'affermazione del regime di Mussolini fu resa possibile, è noto, da una lunga degenerazione del sistema rappresentativo-parlamentare.
Con la pratica dell'acquisto dei parlamentari al fine di rafforzare la propria maggioranza, il presidente del Consiglio si è del resto già posto fuori e contro la Costituzione. Lui, e non i parlamentari che sono usciti dalla maggioranza, si è reso colpevole di tradimento. La Costituzione afferma infatti a chiare lettere che i parlamentari rappresentano la nazione senza vincolo di mandato. Che cos'è il cambiare casacca in cambio di qualche beneficio se non accettare un mandato implicito ma imperativo più di qualsiasi ordine?
Non credo tuttavia che la causa del male sia il fatto che ha preso piede nella società politico-giornalistica il mito del bipolarismo. L'infatuazione per il bipolarismo è a mio giudizio il frutto di un deprecabile provincialismo ('facciamo anche noi come gli altri') o il furbesco tentativo di legittimare il potere enorme di Berlusconi ('è pessimo, ma almeno è un polo; l'altro verrà e saremo a posto'). Essa dimostra inoltre una superficiale conoscenza della storia e della società italiane, da sempre caratterizzate dalla presenza di una varietà di forze politiche e culturali che non possono essere racchiuse entro uno schema politico bipolare. Per giungere al bipolarismo sono state messe ai margini importanti tradizioni politiche, mentre altre sono state diluite al punto da diventare irriconoscibili; con la conseguenza che chi credeva in quelle idee si è allontanato dalla politica lasciando campo aperto a chi persegue soltanto il proprio interesse ed è quindi disposto a vendersi.
Ma causa vera della degenerazione sono gli uomini, non gli schemi politici. Scriveva Bagehot che "gli uomini del Massachusetts potrebbero far funzionare qualsiasi Costituzione". L'attuale classe politica italiana farebbe funzionare male anche il miglior sistema politico e la migliore Costituzione quale è appunto la nostra. Se poi ad una scadente classe politica aggiungiamo la presenza di un uomo che detiene un potere enorme e i molti pronti a vendersi nella generale indifferenza o acquiescenza, il futuro del sistema rappresentativo è irrimediabilmente compromesso.
Il sistema rappresentativo – parlamentare, ci hanno insegnato i suoi sostenitori, è preferibile alla democrazia diretta, ai sistemi monocratici (monarchie, principati, imperi, regimi totalitari), e alle oligarchie perché è più atto a produrre buone deliberazioni, vale a dire decisioni sovrane che sostengono l'interesse generale anziché quello del demos, di uno o di pochi.
Questo è vero se la maggioranza dell'assemblea rappresentativa è composta da persone che, pur non essendo sante, non si sono abbassate al rango di servi. In caso contrario il sistema rappresentativo parlamentare non è migliore del governo monocratico o oligarchico. Anzi, rispetto a una monarchia ha lo svantaggio, come osservava il cinico Hobbes, di essere più costoso per i poveri sudditi: il monarca ha bisogno di corrompere un numero tutto sommato tollerabile di favoriti; ogni parlamentare ha bisogno di corrompere con svariati favori un numero assai elevato di elettori e sostenitori. Un Cesare vero e proprio, come osserva Luciano Canfora, diventa allora una possibilità concreta e ragionevole. Non sarebbe neppure la prima volta. L'affermazione del regime di Mussolini fu resa possibile, è noto, da una lunga degenerazione del sistema rappresentativo-parlamentare.
Con la pratica dell'acquisto dei parlamentari al fine di rafforzare la propria maggioranza, il presidente del Consiglio si è del resto già posto fuori e contro la Costituzione. Lui, e non i parlamentari che sono usciti dalla maggioranza, si è reso colpevole di tradimento. La Costituzione afferma infatti a chiare lettere che i parlamentari rappresentano la nazione senza vincolo di mandato. Che cos'è il cambiare casacca in cambio di qualche beneficio se non accettare un mandato implicito ma imperativo più di qualsiasi ordine?
Non credo tuttavia che la causa del male sia il fatto che ha preso piede nella società politico-giornalistica il mito del bipolarismo. L'infatuazione per il bipolarismo è a mio giudizio il frutto di un deprecabile provincialismo ('facciamo anche noi come gli altri') o il furbesco tentativo di legittimare il potere enorme di Berlusconi ('è pessimo, ma almeno è un polo; l'altro verrà e saremo a posto'). Essa dimostra inoltre una superficiale conoscenza della storia e della società italiane, da sempre caratterizzate dalla presenza di una varietà di forze politiche e culturali che non possono essere racchiuse entro uno schema politico bipolare. Per giungere al bipolarismo sono state messe ai margini importanti tradizioni politiche, mentre altre sono state diluite al punto da diventare irriconoscibili; con la conseguenza che chi credeva in quelle idee si è allontanato dalla politica lasciando campo aperto a chi persegue soltanto il proprio interesse ed è quindi disposto a vendersi.
Ma causa vera della degenerazione sono gli uomini, non gli schemi politici. Scriveva Bagehot che "gli uomini del Massachusetts potrebbero far funzionare qualsiasi Costituzione". L'attuale classe politica italiana farebbe funzionare male anche il miglior sistema politico e la migliore Costituzione quale è appunto la nostra. Se poi ad una scadente classe politica aggiungiamo la presenza di un uomo che detiene un potere enorme e i molti pronti a vendersi nella generale indifferenza o acquiescenza, il futuro del sistema rappresentativo è irrimediabilmente compromesso.
mercoledì 5 gennaio 2011
Contrordine, compagni!
Berlusconi: "Brasile amico, i rapporti non cambieranno". Ma La Russa non aveva detto che spezzeremo le reni al Brasile?
martedì 4 gennaio 2011
Feticisti di Silvio
Ancora un’assenza ingiustificata da parte del PDL di Monsummano in consiglio comunale, ed ancora una volta in occasione del bilancio di previsione.
Il 30 marzo 2010, in occasione dell’approvazione del bilancio di previsione, erano fuori dell’aula consiliare perché avevano abbandonato la stessa per motivi futili e pretestuosi relativi però ad un precedente punto all’ordine del giorno; e, per evitare la brutta figura che inevitabilmente rimedia chi del bilancio ha letto solo la copertina, convenirono di rimanere fuori insieme ai colleghi della lista civica.
Anche per il bilancio 2011 la storia si è ripetuta, seguendo più o meno lo stesso canovaccio. Impossibilitati ad uscire dall’aula per mancanza di pretesti, si sono dovuti sorbire la mia lunga prolusione di 45 minuti, nella quale oltre a parlare del bilancio, mi rivolgevo direttamente all’opposizione non certo perché votasse a favore del bilancio (ci mancherebbe!) ma affinché prendesse quantomeno coscienza della situazione attuale, e della difficoltà di riuscire a garantire i servizi del passato con riduzioni di trasferimenti ingenti come quelle imposteci dalla manovra governativa.
Chiedevo insomma un po’ di responsabilità, anche se solo a parole. Per tutta risposta, dopo aver bollato il bilancio presentato come falso ed irregolare, il capogruppo PDL Perone si è lanciata (deragliando fuori tema) in una difesa a spada tratta di Berlusconi e del suo Governo, farneticando di pace sociale e di altre fandonie proprie non di un rappresentante politico (che legittimamente sostiene la sua “parte”), ma di un feticista del berlusconismo più spinto.
Il 30 marzo 2010, in occasione dell’approvazione del bilancio di previsione, erano fuori dell’aula consiliare perché avevano abbandonato la stessa per motivi futili e pretestuosi relativi però ad un precedente punto all’ordine del giorno; e, per evitare la brutta figura che inevitabilmente rimedia chi del bilancio ha letto solo la copertina, convenirono di rimanere fuori insieme ai colleghi della lista civica.
Anche per il bilancio 2011 la storia si è ripetuta, seguendo più o meno lo stesso canovaccio. Impossibilitati ad uscire dall’aula per mancanza di pretesti, si sono dovuti sorbire la mia lunga prolusione di 45 minuti, nella quale oltre a parlare del bilancio, mi rivolgevo direttamente all’opposizione non certo perché votasse a favore del bilancio (ci mancherebbe!) ma affinché prendesse quantomeno coscienza della situazione attuale, e della difficoltà di riuscire a garantire i servizi del passato con riduzioni di trasferimenti ingenti come quelle imposteci dalla manovra governativa.
Chiedevo insomma un po’ di responsabilità, anche se solo a parole. Per tutta risposta, dopo aver bollato il bilancio presentato come falso ed irregolare, il capogruppo PDL Perone si è lanciata (deragliando fuori tema) in una difesa a spada tratta di Berlusconi e del suo Governo, farneticando di pace sociale e di altre fandonie proprie non di un rappresentante politico (che legittimamente sostiene la sua “parte”), ma di un feticista del berlusconismo più spinto.
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